06/02/2009

·         Rosmini ha iniziato ad approfondire filosofia in ubbidienza al Pontefice «è volontà di Dio che vi occupiate … approcciare gli uomini colla ragione»

·         esamina le teorie della conoscenza in un contesto di passaggio dal sensismo al soggettivismo (tutto si riduce al solo uomo, unico criterio del bene/male, negato il trascendente, vedi attuale relativismo)

·         Locke (+1704): l’uomo si forma le idee grazie alle sensazioni che riceve, correlandone analiticamente le caratteristiche (sensazioni + riflessione)

·         Condillac: solo sensazione, perché anche il supposto processo intellettivo è materialità, nulla più della struttura materiale del soggetto passibile di sensazione: ciò si afferma anche a costo di dover ammettere che così sarebbe impossibile affermare conoscenza del mondo fuori di sé, visto che la mia conoscenza è materialità racchiusa dalla superficie della mia pelle e basta.

·         G. Berkley (+1752) conferma che fisicamente l’uomo può conoscere solo se stesso, ma ammette un secondo tipo di conoscenza, metafisica, spirituale, analogandola all’esperienza del sogno.

·         [CzzC: trovo vero che la conoscenza sia frutto della elaborazione intellettiva delle sensazioni percepite dal soggetto, e, per quanto soggettiva, questa conoscenza è tutt’altro che banale se coniugata con il metodo empirio-matematico di galileiana memoria: infatti l’elaborazione intellettiva delle conoscenze mi conduce a formulare delle ipotesi di conoscenza della realtà fuori di me, mi conduce a costruire dei modelli interpretativi che poi vado a verificare sperimentalmente: se le successive sensazioni che percepisco come feedback dalla sperimentazione del modello (che in tanti casi è predittivo), confermano il modello, deduco che la mia conoscenza del reale è conforme a quel modello e la ritengo vera fino a prova contraria; non pretendo che questa affermazione di verità di conoscenza sia assoluta, non pretendo di affermare che il reale fuori o dentro di me sia esattamente ciò che il modello mi conferma; non posso pretendere questo perché la realtà è costituita da una molteplicità di fattori quasi infinita, mentre il modello si basa su un sottoinsieme ristretto di tali fattori; perciò dirò che la mia conoscenza della realtà non è perfetta, ma approssimata, e l’approssimazione sarà più o meno bastevole a seconda del contesto in cui applico la mia conoscenza. Per esempio quando vedo un oggetto che si muove aumentando la sua velocità, se sono scemo penserò agli spiriti, se no cercherò di sfruttare le analisi e le verifiche (patrimonio scientifico-culturale) di chi mi ha preceduto e dirò che quell’oggetto accelera perché c’è una forza che agisce su di esso secondo la formula F = M * a. Questa mia conoscenza della realtà è assoluta? No, dipende dal contesto in cui mi serve: se sto osservando oggetti che si muovono a velocità bassa, quel modello è considerabile praticamente esatto, se invece gli oggetti si stanno muovendo a velocità vicina a quella della luce, quel modello è troppo approssimativo e devo ricorrere ad una formula simile, che si trova sui libri della teoria della relatività di Einstein, modello che è verificato sia nel macrocosmo (galassie) sia nel microcosmo (particelle subatomiche), contesti diversi dalla mia ordinaria esperienza quotidiana, per la quale mi basta e avanza la regola F = M * a. Tutto ciò senza ritenere di peccare di relativismo, ma umile presa d’atto sia della potenza sia dei limiti della nostra creaturale (siamo creature, mica l’abbiamo fatto noi il mondo) conoscenza.]

·         Hume (+1776): le nostre sensazioni sono prodotte da una causa esterna a noi, ma, siccome l’uomo non è in grado di conoscere appieno ciò che sta fuori di lui, non può conoscere la causa, e, siccome anche Dio, se esistesse, sarebbe una causa, l’uomo non può conoscere Dio, non può conoscere la verità, e nemmeno la morale che ne discendesse. Siamo in pieno scetticismo.

·         T. Reid (+1796): lo scetticismo è contraddetto dal senso comune, perché c’è un’esperienza innata nell’uomo che gli consente di poter dichiarare che la conoscenza del mondo esterno è possibile.

·         Kant (+1800): l’uomo è fornito di due sensi (categorie spazio e tempo), 4 forme di intelletto (categorie di misura/valutazione per qualità, quantità, modalità, relazione), 3 forme di ragione (definire l’assoluto materia, l’assoluto tutto/mondo, l’assoluto spirito/Dio): sono tutte categorie / forme / capacità dello “spirito” umano, che sottendono il processo di conoscenza del mondo fuori di sé inteso come proiezione dello spirito umano, non come riconoscimento inquiovoco di una oggettività sussistente a prescindere dal soggetto: la conoscenza umana è dunque soggettiva e diversi umani possono ritenere di possedere verità conoscitive” profondamente diverse le une dalle altre.

·         [CzzC: mi pare che oggi il suddetto schematismo sia superato ad esempio dalle teorie della relazione in ambito psico-sociale – vedi Watzlawick; ritengo che le differenze estreme di conoscenza siano effettivamente riscontrabili nell’ambito delle opinioni, propensioni, aspirazioni, criteri di priorità e di opportunità, un po’ meno differenze troviamo nelle valutazioni para-scientifiche come quelle in ambito socio–economico o psico-medico, ma non vedo significative differenze nell’ambito della conoscenza verificata col metodo empirio-matematico, altrimenti vedremmo i fisici e i chimici bisticciare tra loro come i politici]

·         Rosmini affronta di petto la questione della conoscenza: qual è l’origine delle idee? è possibile conoscere la verità? se sì, come?

·         Per Platone le idee sono innate; Rosmini distingue: in Dio c’è identità tra idealità e realtà, nell’uomo no. L’uomo ha delle idee concrete, “determinate” da attributi quali misura, colore, forma (ad es. un libro alto 3 cm), ed elaborando le idee concrete giunge alle idee astratte (ad esempio il concetto di libro, a prescindere da quello lì, alto 3 cm che ho sul tavolo), ma a ben vedere pure loro, queste idee astratte, sono “determinate” da alcune attributo, seppure abbraccianti riferimenti più ampi dell’idea concreta. Una sola idea, quella dell’ESSERE, non sarebbe “determinata”, presupposto e scaturigine di tutte le altre idee.

ž          L’idea dell’essere non proviene dalle sensazioni [CzzC: direi che comunque le sensazioni aiutano a concepire l’idea dell’essere]

ž          L’idea dell’essere non è un prodotto dello spirito umano, che, invero, se la trova in sé

ž          Rosmini distingue tra intelligenza (intuizione della realtà delle cose) e ragione (coordinamento delle conoscenze)

ž          L’idea dell’essere è innata, nasce con il concepimento.