CASA ROSMINI

SALA DEGLI SPECCHI

 

 

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INCONTRO ASCRITTE/I ROSMINIANE/I

 

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ROSMINI

VIRTÙ della PRUDENZA

 

 

 

Relatore:

padre Mario Pangallo

rosminiano

 

06 MARZO 2009

h. 15.oo

 

 

ROVERETO - TN


LA PRUDENZA

 

 

INTRODUZIONE

 

            Nella sua introduzione al libro sul discernimento spirituale, padre Livio Fonzaga afferma che «[Il discernimento spirituale] potrebbe quindi sembrare a prima vista un argomento che riguarda un numero ristretto di persone particolarmente impegnate sulla via della santità e non il cristiano comune. In realtà la capacità di discernere le cose dello spirito è un aspetto fondamentale della vita di fede. In modo speciale oggi il cristiano deve esserne convenientemente dotato, per potersi muovere con sicurezza di giudizio in un mondo pieno di insidie e di illusioni. Una vita di fede matura non può certo mancare di questo preziosissimo dono»[1].

            Secondo padre Livio, sapere cogliere la via del bene in un mondo ricco di insidie e di ambiguità è una qualità che è inerente alla vocazione cristiana. Il credente deve possedere e coltivare il dono di saper individuare la scelta giusta nel campo dello spirito. La vita spirituale, tuttavia, non è esente dalle decisioni morali, per cui il discernimento spirituale abbraccia anche le decisioni e le opzioni etiche che la persona è chiamata a intraprendere.

            Più avanti padre Livio individua in un termine preciso il processo che deve verificarsi nel pensiero di una persona al fine di rimanere aderente alla giustizia richiesta in ogni decisione del credente; si tratta della virtù della prudenza alla quale l’autore giunge dopo aver preso atto che occorre un criterio di riferimento al fine di giungere ad un giudizio pratico che sia conforme e rispettoso dell’essere di ogni realtà. Il testo pertanto prosegue asserendo che «chi ha la fede, e la alimenta con una vita di grazia, possiede già quella luce interiore grazie alla quale è in grado di discernere fra la luce e le tenebre, fra la verità e la menzogna, fra il bene e il male. […] Con la vita di fede e di grazia crescono e si rafforzano le virtù teologali e cardinali, in modo particolare quella virtù infusa della prudenza che costituisce la base per ogni autentico discernimento spirituale»[2].

            A continuazione si viene poi a scoprire che l’autore considera necessario al discernimento spirituale, non solo la prudenza, ma anche il dono del consiglio: «Il discernimento soprannaturale è il coronamento della virtù della prudenza e del dono del consiglio. Esso è già dato con l’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del battesimo e della cresima. Ha bisogno però di essere sviluppato fino a diventare una luce e una sapienza di vita»[3].

            Rosmini ha parole molto significative per definire il dono del consiglio, che non è una dote orientata a guidare le altre persone, ma ha il compito di legare le verità conosciute con le attività che la persona deve intraprendere e portare a compimento; il filosofo trentino ricorda che  «il cristiano non deve giammai camminare nelle tenebre, ma sempre nella luce. Dee a tal fine chiedere mediante continue preghiere dalla Spirito Santo […] il dono del consiglio, col quale possa dirigere se stesso, applicando le verità conosciute alle opere particolari della sua vita»[4].

 

 

TIPOLOGIE DELLA PRUDENZA

 

            Occorre, ora, rispondere alla domanda: Che cosa è la virtù della ‘prudenza’?

            Una indicazione che ci pone sulla strada giusta per capire questa virtù cardinale la troviamo in un passo della Gaudium et spes, la “Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo” del Vaticano II, dove viene sottolineato il fatto che la Chiesa non è mossa «da alcuna ambizione terrena; essa mira a questo solo: a continuare, sotto la guida dello Spirito Paraclito, l’opera stessa di Cristo, il quale è venuto nel mondo a  rendere testimonianza alla verità, a salvare e non a condannare. A servire e non ad essere servito»[5]; questa missione richiede tuttavia continue verifiche sia per comprendere in che modo la Chiesa prende coscienza sia di quali spazi operativi le siano imposti dalla sua vocazione, sia di quali modalità debba seguire per porre in atto la vocazione missionaria ricevuta da Cristo.

            Una risposta la troviamo ancora nella Gaudium et spes che ricorda come «per svolgere questo compito [di testimonianza, salvezza e servizio], è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in un modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche»[6].

            La lettura dei ‘segni dei tempi’, secondo i Padri conciliari, non può essere considerata una attività lasciata alla discrezione dei singoli; essa deve essere considerata una imprescindibile e costante iniziativa del popolo di Dio, strettamente relazionata inoltre all’insegnamento e alle esigenze del Vangelo. Comprendere i ‘segni dei tempi’, secondo il Concilio, diviene una scelta morale e antropologica.

 

 

VIRTÙ della PRUDENZA

 

            Nel pensiero di Rosmini «la giustizia consiste nel dare a tutti il suo: la virtù consiste nell’adesione della volontà all’ordine dell’essere. Chi non vive secondo quest’ordine, chi non dà a tutti il suo, è vizioso ed ingiusto»[7].

            La conoscenza dell’ordine dell’essere è una operazione immediata che l’intelletto umano acquisisce naturalmente grazie all’intuizione dell’idea dell’essere. In questo modo l’intelligenza è in grado di giungere alla acquisizione della verità.

            San Bonaventura spiega come «il nostro intelletto è congiunto alla stessa eterna verità senza il cui intervento nulla di certo potrebbe conoscere. Perciò puoi vedere da te stesso la verità che ti ammaestra, se le passioni e le false immagini non te lo impediscono, frapponendosi, come dense nubi, tra te e il raggio della verità»[8].

            Se la persona umana non frappone ostacoli è in grado, attraverso l’interpretazione dei segni dei tempi, di giungere a conoscere quali siano i comportamenti più adatti per attualizzare il Vangelo di Gesù Cristo nel mondo contemporaneo.

            Il Catechismo della Chiesa Cattolica non esita a legare inscindibilmente la virtù della prudenza con la retta analisi e appropriata comprensione dei segni dei tempi:

   «1787. L’uomo talvolta si trova ad affrontare situazioni che rendono incerto il giudizio morale e difficile la decisione. Egli deve sempre ricercare ciò che è giusto e buono e discernere la volontà di Dio espressa nella legge divina.

   1788. A tale scopo l’uomo si sforza di interpretare i dati dell’esperienza e i segni dei tempi con la virtù della prudenza, con i consigli di persone avvedute e con l’aiuto dello Spirito Santo e dei suoi doni»[9].

   «1806. La prudenza è la virtù che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. L’uomo “accorto controlla i suoi passi” (Prv 14,15). “Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera” (1 Pt 4,7). La prudenza è la “retta norma dell’azione”, scrive san Tommaso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, né con la doppiezza o la dissimilazione. È detta “auriga virtutum” – cocchiere delle virtù – essa dirige le altre virtù indicando loro regola e misura. È la prudenza che guida immediatamente il giudizio di coscienza. L’uomo prudente decide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virtù della prudenza applichiamo i principi morali ai casi particolari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare»[10].

 

 

PRUDENZA in ROSMINI

 

            Il filosofo roveretano, al fine di non essere frainteso, ama dare sempre una definizione dei principali sostantivi di cui fa uso. La ‘morale’ e la ‘prudenza’ hanno ambedue una attinenza al fine, ma si differenziano in maniera sostanziale in quanto «la prudenza (generalissima presa) è la scienza che insegna a trovare il mezzo adatto al fine; la morale all’incontro è la scienza che insegna a pensare i fini, o il fine»[11].

            Una netta distinzione Rosmini la pone anche tra la ‘sapienza’ e la ‘prudenza’:

   «561. - Le differenze fra la sapienza e la prudenza sono:

I. - che la sapienza consiste nella cognizione e contemplazione del fine ultimo e supremo, a cui la mente subordina tutte affatto le cose: laddove la prudenza consiste nell’acconcia subordinazione dei mezzi opportuni ai fini inferiori, purché onesti; / p. 184 /

II. – che l’oggetto della sapienza è interiore, perché il fine ultimo supremo e completo è interiore; laddove gli oggetti della prudenza sono esteriori, essendo esteriori i mezzi ch’ella ordina ai suoi fini speciali, o anche i fini stessi.

   562. – Di qui avviene:

I. – che un uomo può essere sapiente ordinando tutto al fine ultimo, benché talora operi imprudentemente rispetto a un fine speciale, sia per mancanza di cognizioni opportune, sia per mancanza di destrezza nell’uso di sua ragione;

II. – che un uomo può essere prudente senza possedere molta sapienza, ed è quando egli sa ben ordinare i mezzi a certi fini speciali, ma non ha cognizione egualmente profonda del fine ultimo, benché non interamente lo ignori»[12].

 

 

CONCLUSIONE

 

            La virtù cardinale della ‘prudenza’, è quindi sempre attinente ai mezzi da utilizzare e alle scelte da intraprendere con lo scopo di giungere al fine senza incorrere in errori di giudizio sui comportamenti da tenere, ma anche per evitare di porre scelte moralmente riprovevoli, seppure fatte con retta intenzione.

            Utilizzando una terminologia dei tempi attuali, si può affermare che la virtù della ‘prudenza’ corrisponde al dono del ‘discernimento’, in quanto capire i segni dei tempi significa compiere le scelte morali conformi alla volontà di Dio e quindi oggettivamente orientate al fine ultimo dell’uomo e alla sua salvezza, nel rispetto della sua specifica vocazione, della sua dignità personale e della sua valenza comunitaria.

 



[1] L. FONZAGA, Il discernimento spirituale. Un granello di sapienza vale più di tutte le ricchezze della terra, Ed. Sugarco, Milano 2003, p. 7.

[2] Ibidem.

[3] O.c., p. 9.

[4] A. ROSMINI, Massime di Perfezione Cristiana, a cura di A. Valle = Opere Edite e Inedite di Antonio Rosmini 49, Roma 1976, p. 59.

[5] Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes, n. 3.

[6] Gaudium et spes, n. 4. Nostra la sottolineatura.

[7] ROSMINI A., Antropologia soprannaturale, I, a cura di U. Muratore = Opere Edite e Inedite di Antonio Rosmini 39-40, Roma 1983, libro I, cap. V, art. II, p. 84.

[8] Bonaventura da Bagnoregio, Itinerario della mente in Dio. Riconduzione delle arti alla Teologia, Ed. Città Nuova, Roma 1993, pp. 67-68.

[9] Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Ed. Vaticana, Città del Vaticano 1992, nn. 1787-1788, pp. 456-457.

[10] O.c., n. 1806, pp. 459-460.

[11] (Inediti rosminiani. Memorie e note dei Soci…, Torino, Accademia delle Scienze, 1956, p. 62 (184)), in Cirillo BERGAMASCHI (Ed.), Grande Dizionario Antologico del pensiero di Antonio Rosmini, I-IV, Città Nuova-Edizioni Rosminiane, Roma 2001, voce Prudenza, p. 901.

[12] ROSMINI A., Compendio di etica e breve storia di essa, a cura di Maria Manganelli = Opere Edite e Inedite di Antonio Rosmini 29, Roma 1998, nn. 561-562, pp. 183-184.